La prima parte della vita umana avviene nel grembo materno e questa prima parte di vita è determinante anche per la nascita e lo sviluppo della vita psichica.
Secondo Berne “Uno stato dell’Io può essere descritto fenomenologicamente come un sistema coerente di sentimenti, e operativamente come un insieme di modelli comportamentali coerenti, o pragmaticamente come un sistema di sentimenti che motivano un insieme correlato di modelli di comportamenti”. […] Riconoscendo le “capacità proprie del feto, di esistenza autonoma e creativa, il fatto che la vita intrauterina rappresenti un pezzo di vita psichica, e paragonando queste considerazioni a quelle fatte da altri Autori, si ritiene che la vita prenatale, caratterizzata da un preciso Io Prenatale, sia un periodo condizionato dalla presenza di più Stati dell’Io: la vita del feto è il risultato di più Stati dell’Io Prenatale ”.
Possiamo pertanto affermare che l’Io prenatale è formato dalla somma di più stati dell’Io prenatale. L’Io permette di entrare in relazione con l’altro, con il mondo esterno, è la somma dei pensieri e delle emozioni, è il risultato dell’esperienza di un individuo. L’Io prenatale è il progenitore dell’Io del soggetto. Gli stati dell’io prenatale sono “pezzi” di esperienza presente e passata. Durante la gravidanza il feto è costantemente coinvolto in esperienze che costituiscono il suo Io: le stimolazioni, le emozioni, il rapporto col mondo intrauterino e con quello extrauterino, sono forze coinvolte nello sviluppo psichico.
Il grembo materno è dunque un ambiente di apprendimento e il bambino prenatale “apprende dall’esperienza” che gli si presenta nella vita intrauterina.
“Tutti gli stati dell’Io prenatale rimangono depositi nella psiche, nella memoria, nell’inconscio del soggetto, e possono essere rievocati dopo la nascita. ”
Se pensiamo alle ricerche in cui veniva fatto ascoltare un brano musicale durante la gravidanza e poi lo si faceva riascoltare dopo la nascita e si notava una risposta positiva abbiamo una conferma dello stato dell’Io prenatale legato a quell’esperienza.
“Lo sviluppo psichico, il formarsi dell’esperienza, dipende in particolare da due fattori: il feto stesso, con le sue capacità percettive, sensoriali, il suo essere attivo e protagonista principale del suo sviluppo, la sua capacità di rappresentarsi al mondo intrauterino che lo avvolge, la sua creatività nell’elaborare risposte; quindi il feto inteso come Io, come mondo interno. In secondo luogo, il mondo esterno, l’oggetto, ciò che avviene fuori, il rapporto con la madre e quindi la capacità del feto di interagire ”. “Il periodo prenatale è fondamentale per la nascita psicologica, che è determinata sia dalle competenze del feto, il quale come abbiamo visto è in grado di rispondere a stimolazioni anche a contenuto emotivo, sia da una serie di relazioni che il nascituro ha con l’ambiente intrauterino e l’ambiente extrauterino; in particolare, con chi si prende cura di lui prima della nascita, con chi gli parla, lo accarezza, accarezzando il grembo della madre, con chi, cioè, favorisce l’instaurarsi di relazioni, attraverso quelle che Thomas Verny e Pamela Weintraub chiamano ‘Le coccole dei nove mesi’.
La nascita psicologica è quindi determinata dalla relazione: non si sviluppa un bambino, ma si sviluppano delle relazioni. “Ogni relazione esprime se stessa in ogni preciso momento del presente (hic et nunc), attraverso particolari stati dell’Io, dagli stati dell’Io prenatale agli Stati dell’Io nell’esperienza infantile, adolescenziale, adulta. ”
Clarissa
Le citazioni sono tratte da: Righetti Pier Luigi, Sette Lara, Non c’è due senza tre, Bollati Boringhieri, Torino, 2000.