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UNO SGUARDO DELICATO SULLA MATERNITÀ

L’ospite più atteso – Vivere e rivivere le emozioni della maternità

Il sottotitolo del libro è l’essenza del messaggio che l’autrice vuole trasmettere: Vivere e rivivere le emozioni della maternità. Nella società della fretta, il suggerimento, che nasce da un triplice sapere cognitivo, esperienziale e transgenerazionale, è quello di “mantenere aperta una dimensione interiore… accogliere, in uno stato di rêverie, sensazioni propriocettive, sussulti remoti, figure dell’immaginazione, fantasmi del sogno”. Perché la pro-creazione contraddistingue l’essere umano e “se vivere l’incanto della creatività materna costituisce un’occasione preziosa per arricchire le proprie risorse, altrettanto accade nel riviverla, recuperando in un secondo tempo fatti ed emozioni sottratti all’oblio”.

 

Inoltre, l’esperienza della maternità è straordinaria, è un’opportunità di crescita individuale e sociale che intreccia in modo verticale le generazioni (nonna, madre, figlia) e in modo orizzontale il mondo femminile, tra donne. Quello di Silvia Vegetti Finzi è un messaggio di intensità e ardua felicità, di fiducia e speranza. È una testimonianza, la sua, che dovrebbe muovere nelle donne già madri, in quelle che non lo sono state di fatto, ma lo sono attraverso atti creativi e di umana empatia, nelle madri in attesa e in quelle che lo diventeranno, un sentimento di universalità e di profondità interiore, tale per cui dentro ad ognuna c’è sì un universo unico e irripetibile, ma anche simile e comune a tutte. Recuperare tutto ciò significa riappropriarsi del sapere delle donne, quel sapere che è passato nelle mani dei medici, ma che molto spesso, oggi, troppa medicalizzazione distoglie dall’attenzione alla fisiologia della gravidanza e dal naturale processo insito in ogni corpo di donna.

 

L’autrice sviluppa il testo su due livelli: quello autobiografico, in cui racconta la storia di Lena e della sua gravidanza, e quello saggistico, in cui la professoressa Vegetti Finzi arricchisce il testo di pensieri e riflessioni, sue e di altri autori. Si hanno pertanto due registri: un registro più familiare, poetico ed esperienziale, in cui l’autrice intreccia la sua vita e i suoi pensieri, o meglio quelli di Lena, con un registro più aulico, in cui la scrittrice alterna riflessioni filosofiche ed etiche a riferimenti e pensieri di diversi autori, in particolare Freud, ma anche Fornari, Ammaniti, Platone, Saramago, Marinopoulos, Buden, Jung e tanti altri ancora.

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