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La comunità che forma

 La seconda tappa del programma di Rete Uno “Diamoci una mano”, condotto da Clarissa Tami e Mirko Bordoli ci ha portato all’interno del volontariato genitoriale nel mondo della scuola. Sotto la guida sapiente di Clarissa e Mirko abbiamo commentato un denso proverbio africano

 

“Per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”


capace di aprire a itinerari illuminanti, come spesso accade con la saggezza popolare.

Ne ho identificati quattro.

In primo luogo ci dice che noi cresciamo in connessione. Sappiamo bene quanta importanza abbia la presenza di una figura di accudimento, capace di creare quella base sicura che promuove la crescita armonica e che prepara all’esplorazione fiduciosa del mondo.

Il proverbio però ci dice qualcosa di più: che il processo di individuazione richiede la comunità, la dimensione collettiva. In questo proverbio c’è una saggezza che appartiene anche a noi, alla nostra tradizione culturale. Vengono in mente certe nostre pratiche comunitarie, caratteristiche forse più della provincia che dell’orizzonte urbano, in cui le bambine e i bambini abitavano lo spazio del paese, oltre il limite familiare, in cui l’apprendimento era spesso veicolato dalle storie, tramandate, ripetute, esperite… Viene in mente il bambino della celebre canzone di Guccini, che

“disse al vecchio con voce sognante: ‘Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!’”

Ma torniamo al presente e chiediamoci perché il “villaggio” è importante oggi? Perché è un antidoto ai dispositivi dell’individualismo contemporaneo: il villaggio, non quello globale, quello locale, promuove prosocialità, empatia e soprattutto esperienza. Il villaggio è capace di fare brillare l’anima delle bambine e dei bambini che entrano nell’esistenza. E lo è tanto più quanto è capace di esprimere le diversità, le unicità. Questo “villaggio” deve sapere insegnare coraggio, altruismo e fantasia, come per il giovane calciatore di De Gregori.

L’ultimo itinerario a cui il proverbio ci orienta è una sorta di inversione. Provo a pensare che forse ci vuole un bambino per fare crescere un intero villaggio – un’inversione necessaria per non vanificare quanto abbiamo detto prima. Il mondo adulto del “villaggio” deve imparare ad ascoltare il linguaggio segreto dei bambini.

In altre parole: deve essere disposto ad apprendere da loro.

Enrico

 

 

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