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Un desiderio che cambia direzione

Il quarto incontro di “Diamoci una mano“, con Mirko Bordoli e Clarissa Tami, è dedicato alla Croce Rossa e vede la partecipazione di Enrico.

La frase di partenza è 

“La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che per noi stessi” Albert Einstein

Possiamo intendere “preoccupazione” in due sensi: come apprensione oppure come interesse, disposizione a prendersi cura, sguardo rivolto e intenzionato. Ci vogliamo concentrare su questo secondo senso (che è presumibilmente quello inteso da Einstein) e possiamo procedere con un esperimento mentale:

prendiamo per vera la frase e chiediamoci: perché rivolgere lo sguardo amorevole agli altri, cioè adottare una disposizione di altruismo, è segno di maturità?

Il nostro esperimento si svolge in quattro tappe.

Uno
Una componente importante di tale maturità è data dal sapere, in particolare quel sapere esistenziale che è conquista difficile da raggiungere, apparizione quando sentiamo di non essere più “dilettanti della vita”. E che una volta raggiunta, qualcosa dentro di noi ci spinge a offrirla, fino a farne un lascito transgenerazionale.

In questo senso la maturazione assume i contorni di un fenomeno “comprendente”, nel doppio significato di processo che capisce e di processo che abbraccia.

Due
Un’altra componente è lo spostamento dell’attenzione dalla prestazione al senso – dalla quantità alla qualitàdell’esperienza: se nella giovinezza e nella prima adultità siamo ancora guidati dalla performance, quella spinta ad agire così totalizzante che caratterizza, non senza conseguenze negative, la contemporaneità, la maturità introduce il movimento verticale: andare a fondo, selezionare, rivolgerci altrove, non più all’interesse come guadagno, ma all’interesse, cioè all’ “essere tra” me e te. Torna dunque la relazione e non esiste migliore descrizione, a mio modo di vedere, di quella data dal poeta e intellettuale martinicano Édouard Glissant:

“La relazione contamina, soavizza, come principio, o come polline di fiore” 

Pensiamo alla relazione come polline di fiore, impalpabile, invisibile ma reale, come una lieve brezza che contamina. È una contaminazione di amore – in fin dei conti cos’è preoccuparsi per gli altri se non amare?

Tre
La terza riflessione mi spinge a riconoscere che la frase può essere letta nei due sensi, un aspetto importante, sottolineato da Clarissa nella diretta:

  • che bisogna essere maturi per occuparci degli altri;
  • che occuparci degli altri porta alla maturità.

Ma questo sembrerebbe comportare una contraddizione: come la mettiamo con quelle volontarie e quei volontari molto giovani che abbiamo incontrato in tutte le puntate? Sono già maturi? Oppure la nostra assunzione di verità è sbagliata?

Niente di tutto questo, se pensiamo alla maturazione non come un passaggio monolitico e unitario ma come una conquista graduale e continua, che ci raggiunge in diversi momenti della nostra esistenza e in diversi gradi. Un processo che dura tutta una vita.

Quattro
La maturità è dunque un desiderio che cambia direzione, da dentro a fuori.

Enrico Varsi

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